Foci dei fiumi, alvei e canali sono i grandi malati delle coste campane. Lo rivelano anche quest’anni i dati del monitoraggio sui livelli di inquinamento effettuato da Goletta Verde, l’imbarcazione di Legambiente che tra il 25 giugno ed il 3 luglio ha analizzato la presenza di enterococchi intestinali ed escherichia coli, batteri che rivelano la contaminazione con le acque di origine fecale, nel mare campano. Sono risultati fortemente inquinati, tra l’altro, la foce dei Regi Lagni, a Castel Volturno; la spiaggia di fronte al rivo San Marco, a Castellammare di Stabia; l’arenile a 50 metri sulla sinistra della foce dell’alveo Volla, a San Giovanni a Teduccio; la foce del canale di Licola, a Pozzuoli; quella del Sarno, tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia.
Su 32 punti monitorati, 13 sono risultati fortemente inquinati e 2 inquinati. Tutti tratti di mare allo sbocco di alvei, fiumi, rivi e canali. In definitiva, la fotografia complessiva che esce fuori è che il 47% dei punti è risultato inquinato da scarichi non depurati che impattano sulla salute dell’ecosistema, del turismo e sulla salute dei cittadini, il restante 53% dei punti è risultato entro i limiti. «E’ vero — commenta Giancarlo Chiavazzo, uno degli esponenti dell’associazione ambientalista — che sono tratti nei quali la balneazione è comunque vietata, perché non si può nuotare alle foci, ma è altrettanto vero che quegli inquinanti, immessi a mare dai corsi di acqua dolce, contribuiscono poi a peggiorare notevolmente la qualità generale del mare». E sottolinea: «Concimano il mare, favoriscono la proliferazione di mucillagini, la creazione di schiume, l’intorbidimento. In sostanza, rendono poco o per nulla piacevole nuotare ed hanno un impatto negativo sull’ecosistema marino».
Il tema che emerge con forza è, dunque, quello degli scarichi fognari non trattati e non depurati che finiscono nei corsi d’acqua dolce. Alcuni di questi ultimi — emblematico il caso del Volla a San Giovanni a Teduccio, periferia orientale di Napoli, sono fogne a cielo aperto che ricevono liquami ed altri inquinanti lungo il percorso che attraversa diversi Comuni dell’hinterland partenopeo. «D’altra parte — sottolinea Chiavazzo — anche i dati dell’Arpac sulla funzionalità degli impianti di depurazione e sugli scarichi non depurati confermano che sono necessari ancora importanti interventi di adeguamento delle infrastrutture fognarie depurative». Perfino a Napoli, dove continuano incredibilmente ad essere immessi nel porto liquami non trattati provenienti da alcune aree della città.
fonte: napoli.corriere.it 16/07/2024